// Fotografi come un bambino

Qualche giorno mi sono imbattuto in un articolo scritto da Francesco Sembolini (Ambassador per Olympus Europa e membro di Italian Street Eye, collettivo street italiano) molto interessante, in cui affrontava in maniera originale e allo stesso tempo  critica la tendenza di tantissimi a fare "street". 

Potete leggere il lungo e articolato intervento a questo link, nel suo blog. Per i più pigri farò un riassunto io. 
In pratica, data la macchina fotografica in mano al suo figlioletto di 5 anni e spiegatogli a grandi linee quali potevano essere i contenuti da cercare in giro, ha fatto una sperimentazione più che empirica di quanto, spesso, la nostra visione fotografica sia "immatura e semplicistica", al pari di quella di un bambino di 5 anni.


Montecchio Emilia, 2017 - Ugo B.





Quello che ho trovato molto interessante, di questo articolo è che ha una doppia lettura, in sensi diametralmente opposti. 
Se da un lato, infatti, sentirsi paragonati ad un bambino di 5 anni potrebbe far sentire qualcuno addirittura offeso (ed effettivamente alcune foto dell'articolo hanno poco da invidiare a bacheche anche internazionali) da un altro punto di vista potrebbe essere un complimento.

Sono papà di due splendidi bimbi e seguo costantemente i loro progressi motori, intellettivi, sociali e comunicativi. In particolar modo, il "grande" (quasi 4 anni) ha una velocità di apprendimento nel disegno che mi lascia esterrefatto e non per la qualità del tratto, ma per la sua capacità di andare all'essenziale del problema, di caratterizzare un personaggio con semplici e limitati tratti che però lo descrivono con chiarezza e precisione, dove serve.





Getta Robot. Michele B., quasi 4 anni. Il robot originale l'ho messo solo per identificare l'originale, ma il disegno è realizzato a "memoria", se così possiamo dire. I tratti distintivi ci sono tutti.


La capacità di essere concisi, essenziali, istintivi la si perde mano mano che si diventa grandi. Si perde quella naturale visione libera da influenze esterne, la capacità di vedere solo quello che ci interessa. Non è un caso se il percorso di grandi artisti, in tanti campi dell'arte sia stato proprio a ritroso (i tagli nelle tele di Fontana, ad esempio).
Per molti artisti lo sforzo maggiore è proprio quello di recuperare il "fanciulletto", di leopardiana memoria, una volta che resta sepolto nelle routine della vita di adulto.

Un bambino sa vedere, innanzi tutto da una prospettiva diversa (la sua), che corrisponde mediamente al nostro ombellico; sa non dare nell'occhio (chi è che si preoccupa di un marmocchio con una macchina fotografica in mano?), sa cogliere e sa instillare la spontaneità nel prossimo e in ogni sua decisione ed azione.

Tutto sommato, queste caratteristiche, non mi dispiacciono più di tanto!!

Il discorso di Francesco è tuttavia abbastanza chiaro. Se queste caratteristiche possono essere utili ed importanti, è anche necessario porsi la domanda "sono in grado di sfruttare queste capacità in maniera più adulta" "sono in grado raccontare in maniera più ampia e dettagliata di quanto fa un 5enne o il la mia capacità di comunicazione è allo stesso livello?" 
E' una considerazione importante, perchè rimette in riga tanti, tantissimi, "autori" che escono in strada senza una precisa intenzione, senza una precisa idea di racconto, puntando tutto sulla ricerca di stereotipi già visti e rivisti in forma sempre meno interessante ed impersonale.







Queste Fotografie sono estratte dalla top 100  Street Aeard del noto sito Lens Culture. Capolavori o foto da bambino di 5 anni? 


Ma come distinguere una foto "infantile" da una foto "essenziale"?
Capita spesso, però, di vedere immagini tutto sommato semplicistiche o"banali" venir osannate e premiate e altre, sostanzialmente identiche, essere considerare alla stregua dell'inutilità. 
Perchè se "tizio" fotografa delle banali ombre sul muro o delle silhouette sono considerate geniali e meritevoli di lodi, mentre se le faccio "io" solo alla pari di foto infantili? 

Forse è il caso di rispondere a qualche domanda più profonda, non soffermarsi al solo risultato visivo finale. 
Chi è l'autore in questione? Cosa sta raccontando? Quale è il suo linguaggio solito di comunicazione? Come si è sviluppato il suo percorso visivo ed artistico?

Ci sono pietre miliari della fotografia che potrebbero essere scambiate per "cagate pazzesche" (di fantozziana memoria) se non inquadrate nella giusta prospettiva di spazio/tempo/contesto/autore eppure raggiungono lo status di "icone". 

Insomma, è tutto molto relativo. 
E soprattutto, non sottovalutate i 5 enni :)


Ho provato a chiedere qualche parere esterno anche:


"Dal punto di vista analitico quello proposto da Sembolini mi sembra un intervento convincente ed interessante. Che fotografi possano essere paragonati, artisticamente, a bambini non mi sembra denigrante considerando anche la letteratura. "Ogni bambino e' un artista" diceva Picasso. La pittura naïf ha avuto ed ha tuttora rilevanza artistica e commerciale. Quindi perché indignarsi? Ciò che mi lascia perplessa e' semmai intraprendere il percorso artistico, da parte di molti fotografi, per poi offendersi per  eventuali critiche negative che si ricevono! La critica, positiva o negativa che sia, fa parte del mondo dell'arte e  favorisce  la fama dell'artista."


Chiara Allegri - Imprenditrice, Gallerista e Titolare della galleria fotografica Fogg, Parma



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